INTERVISTA A MAURIZIO NORIS

Che tipo di economia territoriale ha caratterizzato negli ultimi decenni il quartiere di Comenduno?

MN: Comenduno è un paese, una comunità locale, frazione del Comune di Albino, Valseriana, Bergamo e poi, sotto e in parte, come dicono i sociologi: la città infinita… una economia territoriale, fatta di piccole e medie imprese, con piena occupazione, che ha fatto ricca economicamente questa zona della media Valseriana, una trasformazione consistente, negli ultimi decenni, anche per Comenduno, di economia, di geografia e viabilità e di paesaggio: una buona fetta della sua piana sul fiume è oggi una nuova e ordinata zona industriale, che ha per tetto uno stradone…

Se l’economia industriale funziona e produce lavoro e ricchezza, il commercio e ancor meglio, quella microeconomia di relazione e di vicinato fatta di negozi e servizi, pare, da alcuni anni, segnare il passo, rimarcando un bisogno di innovazione (di processo e di prodotto direbbero gli economisti), coniugata alla qualità dei consumi e delle relazioni che nei nostri paesi si pratica. Da noi a Comenduno, la Petteni ha smesso di vendere giornali e Santalucie, però siamo il paese che, in tutta la Val Seriana, ha la più alta concentrazione di sale dedicate al gioco e la più alta spesa pro-capite in questo senso. Certo è esagerato dirlo così e appare come un fenomeno di importazione, però fa impressione e la Petteni manca al paese.


Quali risorse economiche e sociali hanno caratterizzato Comenduno nella sua identità di paese?

MN: Un paese si dà quando le persone che lo abitano sono in grado di dire e di praticare un racconto di ciò che il paese è per loro, di rappresentarlo nel senso di renderlo presente, a sé, ai compaesani, al mondo. Ho sempre pensato che il mio rapporto con Comenduno ol mé paìs, ha valore se vive di uno sguardo condiviso con i miei compaesani sulle eredità e sui lasciti delle generazioni che ci hanno preceduto e che il paese lo hanno costruito: eredità di monte (mut, Rena) di paese (Cömendü) di fiume (Sère). Uno sguardo comune di benevolenza, di cura, di posti tra noi.

L’energia che costruisce il paese e che lo rende originale e unico, a quanto ci dicono i non comendunesi, viene dalle risorse sociali e dalle persone che vivono insieme e si organizzano a fare cose che si traducono in racconto. Il secolo scorso è stato ricco di storie che hanno contribuito tanto alla identità di Comenduno: dalla nascita della Parrocchia nei primi anni ’20 voluta con una richiesta di tutti i capifamiglia della contrada, alla costruzione del chiesone, interrotta per un po’di tempo dopo le fondamenta per costruire l’Oratorio affinché ci si potesse incontrare e si potesse fare insieme delle attività “liberandosi” dal vincolo della esclusività sociale della Sciura di Villa Gout Briolini, che pur tanto ha fatto, a modo suo, per il bene del paese fino agli anni ’30; dalla consistente partecipazione alla Resistenza (i nostri partigiani, una quindicina, tutti citati sulla targa posta in fondo a Via degli Alpini che li chiama I Comendunesi), dalla Cooperativa di Consumo (la coperativa) attivata dalle famiglie comendunesi negli anni ’50, dal continuo allargamento dell’Oratorio a vocazione di comunità, la nascita del Circolo Acli e del bar che ancora adesso tutti chiamano ancora così, del Gruppo Sportivo Marinelli, del Museo Etnografico della Torre, alla fine degli anni ’80, e mi si perdoni se dimentico tanto altro, rimarcando eventi della vocazione sociale e comunitaria dei parrocchiani comendunesi.

Un paese si dà quando le persone che lo abitano sono in grado di dire e di praticare un racconto di ciò che il paese è per loro, di rappresentarlo nel senso di renderlo presente, a sé, ai compaesani, al mondo.

Tutto questo lavoro sociale, culturale, religioso, sportivo, vissuto con partecipazione e intensità, avendo in testa l’idea di paese, dice della sua identità. Senza lisciare il pelo a un becero campanilismo, è nella generatività delle sue agenzie sociali, mondi e reti socio amicali e parentali e nella vitalità delle esperienze, delle storie prodotte nel tempo, che Comenduno marca la sua originalità, e che mi consente di dire che è il paese a cui voglio bene e che mi ha aiutato a crescere. Per il resto “il paese non è ne bello ne brutto” ” dice Luigi Meneghello , “è il paese”.

Sono le persone, le persone insieme, prima ancora dei soldi, che forniscono identità e qualità della convivenza nella nostra comunità locale.

Quali sofferenze stanno stringendo il paese?

MN: Non parlerei di sofferenze specifiche del paese di Comenduno, quelle, che pur vi sono, ascrivono alla dimensione individuale o sono riconducibili a fenomeni più generali; mi pare che il paese gli fa attenzione; parlerei invece di sfide che, nelle trasformazioni avvenute e nei cambiamenti attraversati provocano l’idea di paese che i comendunesi mettono in gioco. La prima, post pandemica, dove si è misurata la rappresentazione del paese ferito nei suoi morti (mica poco, una classe di età…), e con la spina staccata della sua “energia di legame”; paese dove i portatori di energia, pur presenti in questi due anni tragici, sono provocati, sollecitati a ritessere i fili delle relazioni paesane, con la sfida di rivitalizzare frequentazioni e luoghi di incontro, sapendo, perché capito, che un paese è meglio se si racconta insieme. Il tessuto sociale, economico e cultuale della nostra realtà paesana appare, in questi ultimi decenni, in grande rimescolamento. Da una situazione di ricambio generazionale di tipo lineare, da genitori a figli che nell’ambito del paese si ricollocavano nel costruirsi la propria famiglia, si coglie un consistente ricambio sia in entrata che in uscita di nuovi nuclei familiari. Se all’inizio del secolo scorso poco meno di 100 nuclei familiari esprimevano una popolazione di 1000 abitanti oggi i nuclei familiari in Comenduno sono all’incirca 800 per una popolazione di 2500 abitanti; tutto questo dà l’idea della frammentazione e della mobilità all’interno della nostra realtà paesana, delle sfide che accoglienza, relazioni sociali e interculturali e collaborazione nella diversità, abbiamo davanti per continuare a raccontare Comenduno.

Bisognerà, prima o poi, che Comenduno, il paese, alzi un poco l’asticella della consapevolezza sul valore di questa eredità e si giochi nel suo destino e nel suo ridisegno.

La seconda, riguarda la consapevolezza del valore che hanno le eredità e i lasciti di chi ci ha preceduto, e di come si possa continuare a dire Comenduno dal Rena al Serio attraversando il paese. I cambiamenti di questi ultimi decenni hanno ridisegnato la carta geografica dei posti e degli spazi nel paese e non penso solo ai vuoti dei negozi di vicinato o ai bar che pur sono in evidenza e che domandano se c’è un modo sociale, di paese, per ridargli vita. Pensiamo al complesso oggi comunale della Villa (Gout Briolini o Regina Pacis a segónd) che è, di suo, mezzo paese storico ed a vocazione pubblica e sociale. Bisognerà, prima o poi, che Comenduno, il paese, alzi un poco l’asticella della consapevolezza sul valore di questa eredità e si giochi nel suo destino e nel suo ridisegno. Oggi il paese tiene la cura di quel che c’è, ed è molto. Sarebbe bello se Comenduno si facesse promotore di una Fondazione sociale comunale che promuove il rinnovamento di questa avvalorata storia di sè.

Ci è cresciuta la ricchezza, certo, anche l’urbanizzazione, la popolazione, il traffico, la nostra personale relazione con il mondo. In questi tempi di pandemia ho compreso, come penso molti compaesani, che i sentieri sul Rena sono un segno di paese. Chi li cura fa bella politica ed è termometro dell’eredità montana comendunese: che abbia sempre parola.

*Crediti fotografici: Samuele Editore

Il festival Komendunesi nasce nel 2019 per dare vita a incontri musicali, divulgativi e culturali a Comenduno (BG), in collaborazione con il Museo etnografico della Torre.
This website is hosted Green - checked by thegreenwebfoundation.org
2022 © Tutti i diritti riservati. | Made with love by Fogliash
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram